Chissà com'è, sentirsi liberi di sognare. Non avere incubi, o voci disincarnate a riempirti la mente di frasi crudeli. Possedere un livello inconscio che mai porterà alla luce oscure presenze e vecchi e tristi ricordi.
Pensava a questo, Harry, steso sul letto con la mano alla fronte. Il bruciore alla cicatrice stava passando, anche grazie al vento fresco che soffiava dalla finestra spalancata. Si sentiva esausto, senza alcuna voglia di muoversi da quella posizione. Con rabbia, pensò al modo di schermare la presenza di Voldemort dalla sua mente; evitare di essere il suo burattino. Ma c'era davvero un modo? Convivere con il sibilo di un serpente nella testa non lo augurava a nessuno...
Rilesse la lettera di Sirius, il quale consigliava calma e pazienza, di non alimentare le paure, perché era ciò che Voldemort voleva. Il suo padrino era lontano, chissà dove, con Fierobecco, ma quella lettera riportò Harry indietro di qualche settimana, quando Black era al suo fianco, e insieme osservavano il castello di Hogwarts alla luce della luna, progettando una vita assieme. Già, la luna... Se non fosse stato per quella notte forse ora non sarebbe lì, a Privet Drive numero 4, con i postumi dell'ennesimo incubo a tenerlo sveglio. Decise di non pensarci più.
Le ore passavano, Harry era stanco, voleva dormire ma non riusciva ad addormentarsi. Lasciò quindi il letto e si avvicinò alla finestra. Il cielo notturno era tranquillo e sereno, e fu quello a placare un po' la sua inquietudine. Nonostante tutto cercò di rilassarsi, immaginando Sirius volare fino alla sua finestra, in groppa a Fierobecco, per poi ripartire assieme, lasciandosi alle spalle la vecchia camera di Dudley e un mucchio di pensieri che avrebbero riempito anche il pensatoio più capiente, evitando di farne una questione di cicatrice.
Rilesse la lettera di Sirius, il quale consigliava calma e pazienza, di non alimentare le paure, perché era ciò che Voldemort voleva. Il suo padrino era lontano, chissà dove, con Fierobecco, ma quella lettera riportò Harry indietro di qualche settimana, quando Black era al suo fianco, e insieme osservavano il castello di Hogwarts alla luce della luna, progettando una vita assieme. Già, la luna... Se non fosse stato per quella notte forse ora non sarebbe lì, a Privet Drive numero 4, con i postumi dell'ennesimo incubo a tenerlo sveglio. Decise di non pensarci più.
Le ore passavano, Harry era stanco, voleva dormire ma non riusciva ad addormentarsi. Lasciò quindi il letto e si avvicinò alla finestra. Il cielo notturno era tranquillo e sereno, e fu quello a placare un po' la sua inquietudine. Nonostante tutto cercò di rilassarsi, immaginando Sirius volare fino alla sua finestra, in groppa a Fierobecco, per poi ripartire assieme, lasciandosi alle spalle la vecchia camera di Dudley e un mucchio di pensieri che avrebbero riempito anche il pensatoio più capiente, evitando di farne una questione di cicatrice.