Rimanere lontano dal mondo magico era la cosa che Harry odiava più di qualunque altra. Più del professor Piton e, forse, anche di Draco Malfoy. Troppo poco quel paio di lettere da parte di Ron e Hermione ricevute cinque giorni prima, rilette fino a impararle a memoria. Quella che doveva essere la sua casa era invece la sua prigione. Scendeva al piano di sotto soltanto per i pasti: meno stava a contatto con gli zii e meglio era, per tutti.
Il tempo, nella vecchia camera da letto di suo cugino, non passava mai. Cercava di occuparlo con lo studio, contando i giorni che lo separavano dal ritorno a scuola, e osservando fuori dalla finestra. Aspettava la sua civetta con ansia, ma ciò che lo incollava al davanzale, da qualche giorno, erano le visite frequenti di un cane dal pelo nerissimo e arruffato, che gironzolava spesso nei pressi del vialetto del numero quattro di Privet Drive. Capitava che si fermasse proprio sotto la finestra di Harry, come in attesa di qualcosa o qualcuno. Certamente una seccatura per Zio Vernon. - Chiamerò l'accalappiacani! Questi randagi devono sparire! Non voglio pulci nel mio giardino! - aveva sbraitato quella sera, di ritorno da lavoro, coprendo la voce dell'annunciatrice in tivvù che leggeva la notizia di un'evasione di un pericoloso criminale...
Il cane ritornò verso mezzanotte. Harry si era appisolato sul davanzale. Non c'era una nuvola in cielo, ed Edvige che planava di ritorno era l'unica macchiolina presente nel manto blu trapunto di stelle. Si posò sul braccio di Harry, svegliandolo. - Eccoti, finalmente - esclamò Harry. - Nessuna lettera, eh? - aggiunse poi, deluso. Edvige gli beccò amichevolmente il dorso della mano, come per rincuorarlo. Offrendo alla civetta dell'acqua e qualche galletta indurita, Harry si accorse del cane. Era di nuovo lì in strada a osservarlo, immobile. Ma dopo un po' qualcosa lo spaventò. Prese a ringhiare in direzione della porta d'ingresso, mentre con uno strascicare di passi zio Vernon (in un'orrenda vestaglia) cercava di scacciare il cane, agitando le braccia come un pazzo - Via, vattene da qui! Via! Via!
Il cane sparì, e zio Vernon (borbottando e imprecando) rientrò in casa. L'animale non riapparve sul vialetto, ma rimase a guardare in direzione della finestra di Harry fino all'alba, nascosto in un cespuglio della casa di fronte. Due grossi e penetranti occhi gialli...
Il tempo, nella vecchia camera da letto di suo cugino, non passava mai. Cercava di occuparlo con lo studio, contando i giorni che lo separavano dal ritorno a scuola, e osservando fuori dalla finestra. Aspettava la sua civetta con ansia, ma ciò che lo incollava al davanzale, da qualche giorno, erano le visite frequenti di un cane dal pelo nerissimo e arruffato, che gironzolava spesso nei pressi del vialetto del numero quattro di Privet Drive. Capitava che si fermasse proprio sotto la finestra di Harry, come in attesa di qualcosa o qualcuno. Certamente una seccatura per Zio Vernon. - Chiamerò l'accalappiacani! Questi randagi devono sparire! Non voglio pulci nel mio giardino! - aveva sbraitato quella sera, di ritorno da lavoro, coprendo la voce dell'annunciatrice in tivvù che leggeva la notizia di un'evasione di un pericoloso criminale...
Il cane ritornò verso mezzanotte. Harry si era appisolato sul davanzale. Non c'era una nuvola in cielo, ed Edvige che planava di ritorno era l'unica macchiolina presente nel manto blu trapunto di stelle. Si posò sul braccio di Harry, svegliandolo. - Eccoti, finalmente - esclamò Harry. - Nessuna lettera, eh? - aggiunse poi, deluso. Edvige gli beccò amichevolmente il dorso della mano, come per rincuorarlo. Offrendo alla civetta dell'acqua e qualche galletta indurita, Harry si accorse del cane. Era di nuovo lì in strada a osservarlo, immobile. Ma dopo un po' qualcosa lo spaventò. Prese a ringhiare in direzione della porta d'ingresso, mentre con uno strascicare di passi zio Vernon (in un'orrenda vestaglia) cercava di scacciare il cane, agitando le braccia come un pazzo - Via, vattene da qui! Via! Via!
Il cane sparì, e zio Vernon (borbottando e imprecando) rientrò in casa. L'animale non riapparve sul vialetto, ma rimase a guardare in direzione della finestra di Harry fino all'alba, nascosto in un cespuglio della casa di fronte. Due grossi e penetranti occhi gialli...