Harry aveva preso la scopa nascosta sotto l'asse mobile del letto. Mancavano due settimane al ritorno a scuola, e non aveva intenzione di farsi trovare fuori forma per la nuova stagione di Quidditch. Nessun Grifondoro ci stava a regalare ancora la coppa a Serpeverde, tantomeno lui, che giocava da Cercatore, il ruolo più importante della squadra. Decise di allenarsi di notte, così che il buio potesse nasconderlo meglio.
Quella sera i Dursley erano tutti a cena fuori, e lui, solo in casa, poteva concentrarsi, indisturbato, sulla serratura della sua camera. Armeggiò con una forcina per capelli (un vecchio trucco da babbani che aveva imparato dai gemelli Weasley) e sgattaiolò tranquillo nell'oscurità, fino alla finestra in cucina (anche la porta d'ingresso era chiusa a chiave). Forzò la finestra e, via... fuori nella tiempida notte di metà agosto.
Superata Wisteria Walk, con la Nimbus in spalla, salì la collinetta che portava al parco giochi abbandonato, naturalmente deserto. Ma prima di mettersi a cavallo della scopa Harry si assicurò che il posto fosse davvero primo di occhi indiscreti. Un rombo di motore e delle luci in alto nel cielo - forse di un aereo o di un elicottero - poi di nuovo silenzio. Inforco la Nimbus e si staccò da terra, mantenendosi basso. Un paio di giri a pelo d'erba e salì più in alto... Il volo lo svuotava di ogni preoccupazione, era sempre stato così, fin dalla prima lezione di volo, sui campi di Hogwarts.
Non potendo allenarsi ad acchiappare il boccino si concentrò sulla velocità e sull'equilibrio. Cercava di raggiungere velocità elevate per poi virare all'improvviso, cambiando direzione più volte, rapidamente. Dopo pochi giri si accorse di vibrazioni anomale al manico, quindi scese a terra e controllò la coda della Nimbus. Alcuni ramoscelli spuntavano all'infuori irregolarmente. Harry tolse via quelli più vecchi, mentre gli altri gli avrebbe settati una volta tornato a casa, facendo uso dell'ottimo Kit di Manutensione per Manici di Scopa regalatogli da Hermione.
Passate le ventitrè fu costretto a ritornare a casa per non dover litigare coi Dursley. Ridiscese la collina, passò la casa della signora Figg e, una volta nel giardino del numero quattro, forzò per la seconda volta la finestra della cucina. Fece scorrere l'acqua del lavandino e si rinfrescò il viso sudato.
Arrivato in camera, e una volta chiusa la porta, si gettò sul letto, esausto. Sentì qualcosa accartocciarsi sotto la schiena. Sollevandosi a fatica si ritrovò tra le mani una lettera. L'aprì. La calligrafia era contorta e quasi imcomprensibile: "Herry, guarda che ti ci ho visto stasera in volo sulla scopa. Che ti salta in testa? T'ho beccato mentre sorvolavo il Surrey con la mia moto... Hai rischiato grosso, ragazzo! Molto grosso! Volare tra le case babbane... non ci si fa! Ci sono gente che poteva vederti! Non farlo mai più, Herry. Non cacciarti nei guai, mi raccomando. Hagrid. P.S.: Con la scopa sei il migliore!"
Anche se aveva le sue ragioni, beccarsi una sorta di Strillettera da Hagrid non era il massimo, visto che lui era uno di quelli che, nel mondo magico, ne combinava sempre di tutti i colori. Harry buttò giù qualche riga in risposta a Hagrid, rassicurandolo che non avrebbe più volato, tuttavia non promise di rimanere fermo in casa, bensì di studiare delle alternative di allenamento ai voli notturni tra le case babbane.
Quella sera i Dursley erano tutti a cena fuori, e lui, solo in casa, poteva concentrarsi, indisturbato, sulla serratura della sua camera. Armeggiò con una forcina per capelli (un vecchio trucco da babbani che aveva imparato dai gemelli Weasley) e sgattaiolò tranquillo nell'oscurità, fino alla finestra in cucina (anche la porta d'ingresso era chiusa a chiave). Forzò la finestra e, via... fuori nella tiempida notte di metà agosto.
Superata Wisteria Walk, con la Nimbus in spalla, salì la collinetta che portava al parco giochi abbandonato, naturalmente deserto. Ma prima di mettersi a cavallo della scopa Harry si assicurò che il posto fosse davvero primo di occhi indiscreti. Un rombo di motore e delle luci in alto nel cielo - forse di un aereo o di un elicottero - poi di nuovo silenzio. Inforco la Nimbus e si staccò da terra, mantenendosi basso. Un paio di giri a pelo d'erba e salì più in alto... Il volo lo svuotava di ogni preoccupazione, era sempre stato così, fin dalla prima lezione di volo, sui campi di Hogwarts.
Non potendo allenarsi ad acchiappare il boccino si concentrò sulla velocità e sull'equilibrio. Cercava di raggiungere velocità elevate per poi virare all'improvviso, cambiando direzione più volte, rapidamente. Dopo pochi giri si accorse di vibrazioni anomale al manico, quindi scese a terra e controllò la coda della Nimbus. Alcuni ramoscelli spuntavano all'infuori irregolarmente. Harry tolse via quelli più vecchi, mentre gli altri gli avrebbe settati una volta tornato a casa, facendo uso dell'ottimo Kit di Manutensione per Manici di Scopa regalatogli da Hermione.
Passate le ventitrè fu costretto a ritornare a casa per non dover litigare coi Dursley. Ridiscese la collina, passò la casa della signora Figg e, una volta nel giardino del numero quattro, forzò per la seconda volta la finestra della cucina. Fece scorrere l'acqua del lavandino e si rinfrescò il viso sudato.
Arrivato in camera, e una volta chiusa la porta, si gettò sul letto, esausto. Sentì qualcosa accartocciarsi sotto la schiena. Sollevandosi a fatica si ritrovò tra le mani una lettera. L'aprì. La calligrafia era contorta e quasi imcomprensibile: "Herry, guarda che ti ci ho visto stasera in volo sulla scopa. Che ti salta in testa? T'ho beccato mentre sorvolavo il Surrey con la mia moto... Hai rischiato grosso, ragazzo! Molto grosso! Volare tra le case babbane... non ci si fa! Ci sono gente che poteva vederti! Non farlo mai più, Herry. Non cacciarti nei guai, mi raccomando. Hagrid. P.S.: Con la scopa sei il migliore!"
Anche se aveva le sue ragioni, beccarsi una sorta di Strillettera da Hagrid non era il massimo, visto che lui era uno di quelli che, nel mondo magico, ne combinava sempre di tutti i colori. Harry buttò giù qualche riga in risposta a Hagrid, rassicurandolo che non avrebbe più volato, tuttavia non promise di rimanere fermo in casa, bensì di studiare delle alternative di allenamento ai voli notturni tra le case babbane.
E davvero rilassante leggere questi racconti, e così anche per Harry Potter? (si ricorda che non ne ha letto neppure uno)
Nulla a che vedere con i libri, questi racconti.
La lettura in sé rilassa, le storie che trovi in HP fanno abbandonare per un po' la realtà, il che è ancora più rilassante.
M.